Alle cose dai un nome, loro prendono vita, crescono e diventano (più o meno) grandi, poi nascono. Con una forma. Per raggiungere quella forma le sue particelle si sono dovute frazionare, moltiplicare, allungare, cambiare.
Per quando nascono la relazione che hai con loro è sempre viscerale, ma ormai lucida. Tu hai assistito e preso parte a tutto il processo, imparando a conoscere attraverso gli occhi degli altri quello a cui tu stesso hai dato un nome. Mai sostituirsi agli occhi degli altri. Grazie a questi impari a parlare di ciò che si è vissuto, non di ciò che si è sentito dire.
Non è che basta essere un musicista per vivere, e che per il semplice fatto che suoni o canti sei più sensibile o sai percepire meglio la realtà da dietro uno strumento o un microfono. Bisogna gettarsi dentro alle cose, senza manipolarle. Accompagnarle nel viaggio insieme a te. Essere presenti e attenti.
Nel frattempo vado a cucinarmi una torta.